FESTA DI S. AGATA A CATANIA

La festa di S. Agata a Catania è una delle più importanti del mondo, insieme alla Settimana santa di Siviglia e al Corpus Domini di Cuzco, in grado di attirare annualmente un milione di persone, devote e non. Essa, infatti, è una manifestazione tanto religiosa quanto folkloristica.

INDICE

  1. Storia di Sant’Agata
  2. Sant’Agata: protettrice di Catania
  3. Tradizione culinaria: le “Minne di Sant’Agata”
  4. Origini e curiosità della Festa di Sant’Agata
  5. Festa di Sant’Agata oggi: processioni del 3, del 4 e del 5 febbraio

STORIA DI S. AGATA

Agata (che in greco vuol dire “buona”) nasce a Catania intorno al 235 d.C. da una famiglia nobile di fede cristiana. Al 15° anno di età Agata decide di consacrarsi a Dio; il vescovo di Catania accoglie la sua richiesta e, durante una cerimonia chiamata velatio, le impone il flammeum ossia il velo rosso che portavano le vergini consacrate.

LA PERSECUZIONE E LA TORTURA

A quell’epoca regnava l’imperatore Decio (249 – 251 d.C.) e Catania era amministrata dal proconsole Quinziano. L’imperatore aveva emanato un editto di persecuzione dei cristiani, pertanto, Agata decide di nascondersi lontano da Catania per un breve periodo ma gli uomini al servizio del proconsole la trovano e la conducono in tribunale dinnanzi a lui.

Inizialmente Quinziano la affida ad una corrotta matrona che aveva il compito di farle abbandonare la sua fede. Non ottenendo alcun risultato ordina di rinchiuderla in carcere e, successivamente, di torturarla e di strapparle i seni. dopo aver subito queste atrocità, Agata viene riportata in carcere. Qui le appare l’apostolo San Pietro che guarisce tutte le sue ferite.

IL MARTIRIO

Dopo quattro giorni, Agata incontra nuovamente il proconsole e riafferma la sua fede. Quinziano ordina, dunque, di farla bruciare ponendola sui carboni ardenti. Si narra che mentre il suo corpo bruciava, il suo velo rosso resisteva alla fiamme rimanendo intatto: è per questo motivo che oggi esso rappresenta una delle più importanti reliquie.

Durante tale esecuzione si scatena un terremoto che fa tremare l’intera città e spaventa la folla di catanesi. Essi si ribellano al martirio di Agata che viene ricondotta in cella su ordine di Quinziano. Qualche ora dopo, tra il 4 e il 5 febbraio ella muore. I cristiani che avevano assistito alla sua morte, cospargono il suo corpo di aromi e di oli profumati e lo depongono in un sarcofago di pietra, che da allora è un oggetto di culto a Catania.

La tradizione narra che prima che il sepolcro fosse chiuso, un giovane ragazzo avrebbe deposto sul capo di Agata una tavoletta di marmo (altra preziosa reliquia oggi custodita nella chiesa di Sant’Agata a Cremona) con l’iscrizione latina “ M. S. S. H. D. E. P. L. ”, cioè “ Mente santa e spontanea, onore a Dio e liberazione della patria ”.

S. AGATA: PROTETTRICE DI CATANIA

Nel giorno del primo anniversario della sua morte, il 5 febbraio 252, si verifica una violenta eruzione dell’Etna e molti cittadini, sia cristiani che pagani, decidono di prendere il velo di S. Agata e di opporlo alla lava. L’eruzione si arresta ed è proprio in quel momento che S. Agata diventa la patrona di Catania e la protettrice contro le eruzioni vulcaniche e gli incendi.

Per tutti i secoli successivi il velo è stato portato in processione per invocare la protezione da parte della Santa. Il suo ultimo “intervento” andato a buon fine contro le eruzioni dell’Etna ha avuto luogo nel 1886 quando la sfilata del velo ha evitato la distruzione di Nicolosi.

TRADIZIONE CULINARIA: LE “MINNE DI S. AGATA”

Ogni anno, soprattutto in occasione dei festeggiamenti in onore di S. Agata, le pasticcerie di Catania si riempiono di particolari dolci chiamati “Minne di Sant’Agata”. Si tratta di dolci tipici prodotti per ricordare e omaggiare il martirio da lei subito: sia il nome che l’aspetto, infatti, ricordano i seni strappati alla Santa. Nello specifico si presentano come cassatelle fatte con farina, burro, zucchero a velo e ripiene di ricotta di pecora, arancia candita e cioccolato fondente.

Per saperne di più su questa tradizione culinaria e scoprire la storia e le peculiarità di tanti altri dolci tipici di Catania e, in generale, della Sicilia vi consiglio la lettura di questo articolo del blog SiciliaFood.

FESTA DI S. AGATA A CATANIA

La festa di S. Agata dura dal 3 al 5 febbraio, ma molto spesso si conclude nella mattinata del 6. Tuttavia, non è sempre stato così: scopriamo qualche curiosità sulle origini della festa nel paragrafo successivo.

NASCITA DELLA FESTA E CURIOSITÀ

I primi festeggiamenti della Santa risalgono al 17 agosto 1126, giorno in cui le sue spoglie tornano a Catania: esse erano state trafugate 86 anni prima da un generale bizantino e imbarcate verso Costantinopoli. Ancora oggi, in questa giornata, si svolge per le vie del centro una processione dello Scrigno e del Busto di Sant’Agata.

LO SCRIGNO, IL BUSTO E IL FERCOLO

Lo Scrigno è una cassa d’argento in stile gotico, realizzata intorno alla fine del XV secolo dall’artista catanese Angelo Novara. Esso è decorato con immagini della vita di Sant’Agata e contiene le sue reliquie e il suo velo rosso.

Il Busto è stato realizzato nel 1376 dall’artista Giovanni di Bartolo su incarico dell’allora vescovo di Catania. Esso è in argento e ricoperto da oltre 300 gioielli donati alla Santa nel corso dei secoli. Inoltre, contiene altre reliquie di Agata, non conservate nello scrigno: nella testa, ricoperta da una corona donata dal re inglese Riccardo Cuor di Leone è stato inserito il suo teschio mentre nel busto è inserita la cassa toracica.

Nello stesso anno viene realizzato, inoltre, il fercolo di Sant’Agata detto anche vara che trasporta lo Scrigno e il Busto di Sant’Agata. Inizialmente era di legno dorato; oggi, invece, è un tempietto di argento che ricopre una struttura in legno e presenta dodici statue raffiguranti gli apostoli sulla cupola.

Soltanto nel 1376, a seguito della realizzazione del fercolo si comincia ad organizzare una processione per le vie della città, più vicina a quella attuale. Durante la processione di giorno 4 febbraio i garofani che addobbano la vara sono di colore rosa nella per rappresentare la Passione e il Martirio. Nel corteo di giorno 5, invece, i garofani sono di colore bianco e simboleggiano la fede, il candore, la purezza del principio di rimanere, fino al martirio Vergine consacrata a Dio.

Fino al 1711 i festeggiamenti si svolgevano soltanto nella giornata del 4 febbraio; soltanto durante l’anno successivo, probabilmente per via dell’espansione della città che aveva reso più lungo il giro delle vie, si è deciso di aggiungere un’ulteriore giornata.

LA FESTA DI S. AGATA OGGI

PROCESSIONE DEL 3 FEBBRAIO

La festa di S. Agata a Catania ha inizio giorno 3 febbraio con la processione dell’Offerta della cera alla Santa. Si parte dalla Chiesa di Sant’Agata alla Fornace, sita in Piazza Stesicoro e costruita sulla fornace in cui è stata bruciata la Santa per arrivare alla Cattedrale di Sant’Agata in piazza Duomo. Durante questa giornata vengono fatte sfilare 11 candelore rappresentanti le corporazioni delle arti e dei mestieri di Catania. Negli anni passati, in realtà, il numero delle candelore era maggiore: in alcuni periodi si è arrivati a 28.

Esse sono altissimi ceri realizzati artigianalmente e decorati con legno dorato, santi e scene del martirio, fiori e bandiere. Data la loro pesantezza vengono portate a spalla da un numero di uomini che varia da 4 a 12 e procedono con un’andatura peculiare che prende il nome di “a ‘nnacata”.

Festa di S. Agata Catania: candelora
Foto di Effems sotto licenza CC BY-SA 4.0 

Durante la processione le candelore precedono il fercolo perché quando non vi era ancora l’illuminazione elettrica, avevano la funzione di illuminare la strada ai partecipanti. Questi grandi ceri sfilano sempre nello stesso ordine e la sfilata è aperta dal piccolo cero di monsignor Ventimiglia e chiusa dalla candelora del circolo cittadino di sant’Agata, introdotta dal cardinale Dusmet.

‘A sira o tri (la sera del tre) si conclude a Piazza Duomo con un concerto di canti dedicati a Sant’Agata e dei meravigliosi e spettacolari fuochi d’artificio volti a ricordare che la patrona di Catania vigila sempre sulle eruzioni dell’Etna e sugli incendi.

PROCESSIONE DEL 4 FEBBRAIO

Durante la giornata del 4 i devoti, che incontrano per la prima volta la patrona, indossano: il “ sacco” ossia un camice votivo di tela bianca lungo fino alla caviglia e stretto in vita da un cordoncino; un berretto di velluto nero, guanti bianchi e sventolano un fazzoletto bianco. Questo abbigliamento è lo stesso che i catanesi indossavano la notte del 1126 per accogliere le reliquie riportate da Costantinopoli.

Prima dello svolgimento della solenne “messa dell’aurora”, grazie a tre chiavi custodite dalla Curia e dall’ amministrazione comunale, viene aperto il cancello della cameretta dove è custodito il Busto della Santa. E’ in questo momento che i devoti la salutano sventolando il fazzoletto bianco. Il Busto viene poi caricato sul fercolo addobbato di garofani rosa, e trasportato sull’altare maggiore per dare inizio alla funzione religiosa celebrata dall’arcivescovo.

IL GIRO ESTERNO

Al termine della messa anche lo Scrigno viene caricato sulla vara e comincia “il giro esterno” per le vie della città che dura sino all’alba del giorno successivo, quando essa ritorna in Cattedrale e qui viene salutata con uno spettacolo pirotecnico. Il fercolo, guidato da 4000/5000 devoti, attraversa tutti i luoghi del martirio e della storia della “Santuzza”.

I momenti salienti della processione sono: “a cchianata de’ Cappuccini”, quando il fercolo viene portato di corsa per la salita dei Cappuccini raggiungendo la Chiesa di San Domenico; “a calata da marina” ossia la discesa della vara verso gli archi della marina da cui i cittadini videro imbarcare le reliquie di Sant’Agata per Costantinopoli; la sosta alla colonna della peste per ricordare il miracolo compiuto da nel 1743, quando la città fu risparmiata dall’epidemia.

PROCESSIONE DEL 5 FEBBRAIO

Durante la mattinata in Cattedrale si celebra il pontificale dinnanzi ai vescovi di tutta la Sicilia.

IL GIRO INTERNO

Nel pomeriggio il fercolo effettua il “giro interno” della città: percorre via Etnea giungendo a Piazza Cavour (o Borgo) dove è prevista una sosta con spettacolo pirotecnico. Suggestiva, in questa giornata, è “a cchianata ‘i Sangiulianu”: la vara viene trasportata correndo lungo la salita di via San Giuliano come prova di coraggio dei devoti e come segno di buono o cattivo auspicio per l’anno, a seconda del risultato. Si giunge, poi, in Via crociferi dove si ascoltano i canti delle suore Benedettine dedicati a Sant’Agata.

Infine, nella notte, dopo il rientro in Cattedrale del Busto e dello Scrigno ha luogo l’ultimo spettacolo pirotecnico che segna la conclusione della festa di S. Agata dopo tre lunghi giorni.

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Fonti:

http://www.festadisantagata.it/festadisantagata.php

https://www.comune.catania.it/la-citta/santagata/la-vita/

http://www.santiebeati.it/dettaglio/22650

https://initalia.virgilio.it/minne-di-santagata-come-nato-il-dolce-che-da-scandalo-19972

http://www.circolosantagata.it/il-busto-reliquiario.html

5 Comments

  1. Gabriella

    Complimenti bellissimo articolo! Sono stata alla festa di Sant’Agata e oltre ad essere una festa religiosa piena di devoti confermo che è davvero folkloristica! Hai descritto dettagliatamente sia la storia che la festa! Grazie per questo articolo! ?

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  2. Stefano

    Ho tanto sentito parlare di questa festa ma per un motivo o per un altro, purtroppo, non sono riuscito mai a prenderne parte anche se mi piacerebbe. E’ una festa molto sentita nell’interland catanese e la straordinaria partecipazione ne è testimone. Dai racconti trovo che sia una festa molto interessante e da seguire almeno una volta nella vita, è un’esperienza da fare.

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  3. Emanuele

    Complimenti per l’articolo completo di tutte le informazioni e curiosità che riguardano la festa di Sant’Agata! Ho partecipato alla festa una volta soltanto essendo un fuorisede e devo dire che è veramente mastodontica come dicono!

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  4. placido

    non conoscevo tutti questi dettagli sulla festa di Sant’Agata. Non ho mai partecipato di presenza alla festa della santa che si tiene a febbraio in quanto non mi piacciono i luoghi troppo affollati ma ho avuto l’opportunità di vedere il busto e lo scrigno durante la processione del 17 agosto

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  5. Marianna

    Complimenti, articolo completo e molto dettagliato! Mi ci sono voluti anni di liceo per conoscere tutti i dettagli di questa bellissima tradizione religiosa, che è anche un po’ folkloristica:) e tu li hai riassunti benissimo!

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